Dall’alto dei sogni

Avremmo giocato a guardare le nuvole, a riconoscerne i diversi tipi e le somiglianze con le cose del mondo, avremmo guardato giù, la terra, il mare, i campi e le navi.

E poi gli avrei raccontato delle storie di aerei, come quella di quando avevo visto quell’aereo con il tettino tutto rotto, perché aveva volato troppo in alto e aveva strisciato contro il soffitto.

Eluichesipensava

Io e l’iPad

Il piede nella sua scarpa non faceva rumore sulla moquette. E nemmeno l’altro piede. Ma la frenata brusca che hanno fatto le suole deve essersi sentita fin fuori quel MediaWorld. Ero davanti il banco della Apple (che siccome la roba Apple è talmente figa che ha perfino un bancone apposito, penso ci abbiate fatto caso) e l’ho visto. L’iPad fino a quel momento pensavo fosse un vaneggiamento dei giornali, una promessa con cui Steve poteva vantarsi. Come quando un bambino dice di aver trovato la figurina rara e tutti gli amici ci credono anche se non gliela vedranno mai in mano. L’iPad era lì in esposizione sotto uno spesso strato di sporco, di grasso, di ditate di chissà quanti mocciosi, manager, ragazzi, padri di famiglia, cantanti e killer spietati che passavano di lì per caso.

Me lo aspettavo più grosso, sinceramente. E’ più piccolo di quanto abbiano fatto pensare. L’ho toccato, ho passato le mie curiose dita sudate sul grasso spalmato su quel display coloratissimo, tanto lurido che quasi non riuscivo a testare il multitouch. Bello, pensavo, Bello!, Forte!, Sensibile!. L’ho ruotato tutto, l’ho guardato, ho messo in play un video e ho passato l’orecchio lungo tutta la superficie in cerca degli altoparlanti, l’ho esaminato un po’ come farebbe un marziano sulla terra che non ha mai visto un pomodoro.

Poi però ho avuto un flash, mi sono immaginato me stesso sul divano, fermo, con questo coso in mano. Mi son visto fermo, immobile, ad osservare lo schermo dell’iPad mentre mi chiedo Che faccio adesso? Cosa posso fare? Esiste un App scaricabile che mi stampa i 600 euro che ho speso?

Poi mentre andavo via ho incontrato pure Guidino, era insieme a me alla cassa ma mica l’ho salutato. Se poi anche lui faceva come l’iPad?

Un sacco di seo (Filottete)

Chi mi vuole bene sa che ogni tanto faccio qualche doppiaggio con la mia voce. Non so perché non li ho mai messi su temposprecato, quasi fossero una cosa extra. Ah ecco, ora che ci penso non erano un granché. Ma stavolta ne ho fatto uno che sinceramente non mi sembra troppo malaccio. O forse è solo che mi gasa l’idea di aver capito come gestire il mio microfonone nel modo più Profesciunal possibile ottenendo finalmente un audio pulitissimo (è una conquista!) Insomma, premete play e se avete visto Hercules da piccoli gradirete questa mia provetta.

Trovate qualche altro doppiaggio sul mio canale.

Undici dodici

Certe date son proprio spassose.

Oggi era l’Otto Nove Dieci.

Lo dicon le canzoni

Gli amori che finiscono servono a far scrivere canzoni. Forse i cantanti lo fanno per lavoro, chissà magari loro sperano di lasciarsi proprio per scrivere nuove canzoni e continuare la carriera. Chissà se davvero quei testi li scrivono per farli ascoltare al diretto interessato, chissà se quello che scrivono è tutto vero, chissà se magari gli amori finiti se li inventano pur di scrivere canzoni. Chi ascolta una canzone di un amore finito si consola, si sente parte di un mondo dove le cose alla fine colpiscono un po’ tutti, fanno parte della vita e forse è pure giusto che prima o poi si provino. In fondo è giusto provare il brivido di essere piantati nel mezzo alla bufera da una persona che ti aveva fatto credere nell’amore così tanto che tu ci credi ancora adesso. Avevo pensato che un amore potesse finire con logica e umanità, dopo aver valutato tutte le possibilità ed aver capito che non c’è via d’uscita, che quei due non combaciano più come una volta. Che finisse dopo averne parlato, dopo aver dimostrato che ciò in cui credevano fino al giorno prima non erano solo pensieri fugaci in cui, in fondo, non si credeva neanche un po’, ma che erano pensieri veri, solidi e sinceri, e che purtroppo le cose sono andate in un altro modo. Invece no, finisce con la fuga verso una stanza buia, senza dare troppe spiegazioni, col solo invito ad accettare la cosa così com’è. Nessuna lotta, nessuno sforzo. Se una cosa ci sta a cuore, si lotta per non perderla.  Se invece non ci importa di una persona, non si ci preoccupa nemmeno di perderla. E’ questo che devo pensare? Che a lei da un giorno all’altro non importasse più nulla di me?

Ma come è possibile?

Gli amori vanno via, ma i sogni no. Alcuni non si avvereranno mai, però immaginare è l’unica certezza che ho. E questa solitudine che sento sarà il prezzo per un po’ di libertà.

Stasera sei lontana mentre io penso a te. Eppure sei vicina a me, non chiedermi perché. Sarà che mi hai cambiato la vita.

Sembra ieri..